Pig Day* e presentation design
Ogni professione ha una parte di lavoro sporco: quello che quando lo porti in studio sai già che il reparto creativo alzerà gli occhi al cielo e inizierà a inveire contro tutte le divinità, in modo democratico, senza esclusione di credo.
Ma cosa rende il lavoro sporco così divertente, ‘so funny’, beh nel nostro caso il nome. Sì, perché sulla falsa riga della Eva di Mark Twain, ed essendo un team tutto al femminile, noi diamo un nome a tutto, ma proprio a tutto. Ai nostri Mac, alla nostra mascotte, alle nostre [povere n.d.r.] piante e di conseguenza anche alla parte dirty del lavoro più bello del mondo. Il nostro. Il visual design.
Ma il nome? Ah sì, il nome. Ecco, il nome è P.I.G.
Che in realtà è un acronimo, ben riuscito, coniato dal nostro guru delle parole Filippo Loro e di cui noi ci siamo appropriate, bellamente. Se posso osare.
Ma che vuol dire PIG? Maiale. Beh, non proprio!
Il P.I.G. è un Pronto Intervento Grafico e del maiale ne condivide l’essenza intrinseca della produzione, come sostiene il vecchio adagio popolare, del maiale non si butta via niente e, sappiatelo, anche in un Pronto Intervento Grafico non si butta via niente.
Le risorse del team vanno tutte ottimizzate: i caffè, le pause pranzo e quelle sigaretta, le connessioni internet. I brief - il brainstorming - il debrief diventano una cosa sola.
Il tempo si riduce.
La tensione aumenta [a volte in modo proporzionale alla sudorazione e qui, iniziamo a cogliere altre assonanze tra pig/lavoro sporco/pronto intervento grafico]. Il nerd alert è dietro l’angolo. Insomma è uno sprint verso un obiettivo che non può essere bucato.
FUNNY P.I.G.
Il nostro ultimo P.I.G. è capitato per caso, un caso che suona un pò così: ‘Non conosci [per caso] qualcuno che può occuparsi delle mie slide?’ ‘Sì, noi.’ ‘Davvero? Allora a me servirebbero per il mio prossimo intervento, quello al Play Copy di sabato prossimo…’
BUUUUUUM… E P.I.G. SIA!
Ci sono stati i soliti convenevoli: redazione del preventivo e call per approfondire l’argomento. E poi? In questo caso si trattava di un cliente nuovo. Inaspettato.
Del tempo, o meglio, della mancanza di tempo in un P.I.G. abbiamo già parlato. In questo, di tempo utile, c’erano 3 giorni, cioè 24 ore. Dilatate a 36, sempre in 3 giorni, però.
La ricerca.
Il secondo elemento di sfida, in questo caso, era la novità, non rispetto al lavoro, ma rispetto al cliente. Mi spiego meglio, di un cliente nuovo non conosciamo la grammatica visiva che utilizza nei suoi media, non sappiamo se è sempre coerente nelle sue comunicazioni e quanto sia consapevole delle sue scelte di visual design.
Questi sono elementi che di solito riusciamo a comprendere solo dopo una serie di incontri, di questionari, di botta e risposta dove noi e il cliente ci ‘annusiamo’.
In un Pronto Intervento Grafico tutto ciò non è possibile, per cui bisogna tenere dritte le antenne ed estrarre tutte le informazioni possibili da ciò che ci passa, non solo da quello che dice o scrive, ma anche da quello che non dice e che non scrive e soprattutto captare il senso delle parole che sceglie: se ne sceglie una rinuncia ad altre. Quindi quella parola, quel gesto, quella pausa hanno un significato. Quale? E come posso visualizzarlo?
In più, come attività secondaria, bisogna setacciare tutto ciò che si trova online del e sul committente e analizzarne, dove possibile, le scelte formali e contenutistiche.
La flessibilità.
Il terzo elemento che un P.I.G. mette in gioco è la flessibilità. In Peperosa un progetto nuovo, una gara a invito, un lavoro non previsto non ferma il flusso quotidiano dello studio. Mai per un cliente nuovo trascuriamo quelli già acquisiti che sono il nostro punto di forza, quelli su cui possiamo contare per far diventare i nostri sogni nei cassetti dei programmi, con un’attenta pianificazione delle risorse.
Flessibilità dicevo, il nostro è uno studio piccolo ma nel corso degli anni abbiamo costruito una rete di professionisti di altissimo livello che attiviamo al momento e che ci permette di poter venire incontro a qualsiasi richiesta senza perdere in affidabilità, puntualità e qualità. Tà tà tà.
MAGIC P.I.G.
Nonostante tutti questi elementi sfidanti il nostro ultimo P.I.G. è stato pazzesco. Miriam Bertoli, la committente, è stata super organizzata, precisa e assolutamente consapevole su ciò che voleva: il brief esatto e puntuale. Insomma, un lavoro oliato, senza sbavature.
Il team di lavoro ha funzionato fin da subito iniziando la giornata al mattino presto con un caffè e una macedonia di frutta fresca e finendola, 12 ore dopo, con birra e patatine. Il P.I.G. s’impossessa di tutti i buoni propositi. Anche quelli d’inizio anno. Ma non solo, la ciliegina sulla torta è stata che abbiamo disegnato una presentazione per un evento a cui ci eravamo iscritte come momento di formazione dello studio, il Play Copy a Bologna, appunto. Per cui alla fine abbiamo potuto godere appieno del risultato del nostro lavoro, della messa on air delle slide [con lo slide design di solito non ci capita mai! Purtroppo, aggiungo] e anche dello speech di Miriam.
Come si dice? Una win-win situation.
Se anche tu hai bisogno di disegnare una presentazione che sia efficace e memorabile, contattami, ne parliamo assieme.
*Mentre stavo scrivendo questo post ho fatto un po’ di ricerca sui maiali [ebbene sì, sono una maledetta secchiona] e ho scoperto che il Primo di Marzo è il National Pig Day. Credo che da quest'anno, in studio, lo festeggeremo.
Ogni professione ha una parte di lavoro sporco: quello che quando lo porti in studio sai già che il reparto creativo alzerà gli occhi al cielo e inizierà a inveire contro tutte le divinità, in modo democratico, senza esclusione di credo.
Ma cosa rende il lavoro sporco così divertente, ‘so funny’, beh nel nostro caso il nome. Sì, perché sulla falsa riga della Eva di Mark Twain, ed essendo un team tutto al femminile, noi diamo un nome a tutto, ma proprio a tutto. Ai nostri Mac, alla nostra mascotte, alle nostre [povere n.d.r.] piante e di conseguenza anche alla parte dirty del lavoro più bello del mondo. Il nostro. Il visual design.
Ma il nome? Ah sì, il nome. Ecco, il nome è P.I.G.
Che in realtà è un acronimo, ben riuscito, coniato dal nostro guru delle parole Filippo Loro e di cui noi ci siamo appropriate, bellamente. Se posso osare.
Ma che vuol dire PIG? Maiale. Beh, non proprio!
Il P.I.G. è un Pronto Intervento Grafico e del maiale ne condivide l’essenza intrinseca della produzione, come sostiene il vecchio adagio popolare, del maiale non si butta via niente e, sappiatelo, anche in un Pronto Intervento Grafico non si butta via niente.
Le risorse del team vanno tutte ottimizzate: i caffè, le pause pranzo e quelle sigaretta, le connessioni internet. I brief - il brainstorming - il debrief diventano una cosa sola.
Il tempo si riduce.
La tensione aumenta [a volte in modo proporzionale alla sudorazione e qui, iniziamo a cogliere altre assonanze tra pig/lavoro sporco/pronto intervento grafico]. Il nerd alert è dietro l’angolo. Insomma è uno sprint verso un obiettivo che non può essere bucato.
FUNNY P.I.G.
Il nostro ultimo P.I.G. è capitato per caso, un caso che suona un pò così: ‘Non conosci [per caso] qualcuno che può occuparsi delle mie slide?’ ‘Sì, noi.’ ‘Davvero? Allora a me servirebbero per il mio prossimo intervento, quello al Play Copy di sabato prossimo…’
BUUUUUUM… E P.I.G. SIA!
Ci sono stati i soliti convenevoli: redazione del preventivo e call per approfondire l’argomento. E poi? In questo caso si trattava di un cliente nuovo. Inaspettato.
Del tempo, o meglio, della mancanza di tempo in un P.I.G. abbiamo già parlato. In questo, di tempo utile, c’erano 3 giorni, cioè 24 ore. Dilatate a 36, sempre in 3 giorni, però.
La ricerca.
Il secondo elemento di sfida, in questo caso, era la novità, non rispetto al lavoro, ma rispetto al cliente. Mi spiego meglio, di un cliente nuovo non conosciamo la grammatica visiva che utilizza nei suoi media, non sappiamo se è sempre coerente nelle sue comunicazioni e quanto sia consapevole delle sue scelte di visual design.
Questi sono elementi che di solito riusciamo a comprendere solo dopo una serie di incontri, di questionari, di botta e risposta dove noi e il cliente ci ‘annusiamo’.
In un Pronto Intervento Grafico tutto ciò non è possibile, per cui bisogna tenere dritte le antenne ed estrarre tutte le informazioni possibili da ciò che ci passa, non solo da quello che dice o scrive, ma anche da quello che non dice e che non scrive e soprattutto captare il senso delle parole che sceglie: se ne sceglie una rinuncia ad altre. Quindi quella parola, quel gesto, quella pausa hanno un significato. Quale? E come posso visualizzarlo?
In più, come attività secondaria, bisogna setacciare tutto ciò che si trova online del e sul committente e analizzarne, dove possibile, le scelte formali e contenutistiche.
La flessibilità.
Il terzo elemento che un P.I.G. mette in gioco è la flessibilità. In Peperosa un progetto nuovo, una gara a invito, un lavoro non previsto non ferma il flusso quotidiano dello studio. Mai per un cliente nuovo trascuriamo quelli già acquisiti che sono il nostro punto di forza, quelli su cui possiamo contare per far diventare i nostri sogni nei cassetti dei programmi, con un’attenta pianificazione delle risorse.
Flessibilità dicevo, il nostro è uno studio piccolo ma nel corso degli anni abbiamo costruito una rete di professionisti di altissimo livello che attiviamo al momento e che ci permette di poter venire incontro a qualsiasi richiesta senza perdere in affidabilità, puntualità e qualità. Tà tà tà.
MAGIC P.I.G.
Nonostante tutti questi elementi sfidanti il nostro ultimo P.I.G. è stato pazzesco. Miriam Bertoli, la committente, è stata super organizzata, precisa e assolutamente consapevole su ciò che voleva: il brief esatto e puntuale. Insomma, un lavoro oliato, senza sbavature.
Il team di lavoro ha funzionato fin da subito iniziando la giornata al mattino presto con un caffè e una macedonia di frutta fresca e finendola, 12 ore dopo, con birra e patatine. Il P.I.G. s’impossessa di tutti i buoni propositi. Anche quelli d’inizio anno. Ma non solo, la ciliegina sulla torta è stata che abbiamo disegnato una presentazione per un evento a cui ci eravamo iscritte come momento di formazione dello studio, il Play Copy a Bologna, appunto. Per cui alla fine abbiamo potuto godere appieno del risultato del nostro lavoro, della messa on air delle slide [con lo slide design di solito non ci capita mai! Purtroppo, aggiungo] e anche dello speech di Miriam.
Come si dice? Una win-win situation.
Se anche tu hai bisogno di disegnare una presentazione che sia efficace e memorabile, contattami, ne parliamo assieme.
*Mentre stavo scrivendo questo post ho fatto un po’ di ricerca sui maiali [ebbene sì, sono una maledetta secchiona] e ho scoperto che il Primo di Marzo è il National Pig Day. Credo che da quest'anno, in studio, lo festeggeremo.